La Federazione Nazionale Diabete Giovanile è un’organizzazione di volontariato fondata nel 1981 che riunisce le associazioni di 13 regioni italiane, che si adoperano per migliorare le condizioni socio-sanitarie dei bambini e dei giovani con diabete.
Tale compito assume considerevole rilevanza per il diabete mellito di tipo 1 insulino dipendente, poiché in Italia l’incidenza diabetologica è in crescente aumento, in particolare nei giovani al di sotto dei 15 anni.
La scoperta dell’insulina ha certamente rappresentato un passo importante per assicurare a tutte le persone con diabete innanzitutto la sopravvivenza e poi la possibilità di condurre una vita normale: ma è passato circa un secolo. Da allora nonostante i tanti progressi fatti e l’impegno costante dei ricercatori una soluzione definitiva del problema non è stata trovata.
E se la prevenzione, un corretto stile di vita, un’attenzione particolare all’alimentazione possono costituire un corretto approccio contro il diabete di tipo 2, altrettanto non si può dire per il diabete infantile e giovanile che colpisce indiscriminatamente e senza segnali premonitori.
Ecco perché la F.D.G. è impegnata con tutte le sue forze affinché si investa su formazione, informazione e prevenzione. Altro punto dolente è quello dei pregiudizi. «Ancora una volta dobbiamo ripetere che una persona con diabete ben compensata è assolutamente in grado di condurre una vita normale sul piano sociale, formativo, affettivo, sportivo, professionale e nulla o nessuno possono impedire questo percorso – ha spiegato il presidente dell’Federazione il dottor Cabras.
L’attuale situazione con l’arrivo del Covid ha messo in luce mancanze e carenze del sistema sanitario con ospedali impossibilitati a gestire la quotidianità e personale allo stremo e in questi mesi siamo stati sommersi da lettere e messaggi di famiglie che si sono viste private dei loro diritti di cura». «Sarebbe da irresponsabili pensare il contrario – ha aggiunto – ma questo non può riflettersi negativamente su un’ampia fascia di popolazione che ha necessità di essere seguita nel suo percorso di gestione della malattia. Non dimentichiamo che il diabete è stato dichiarato “pandemia mondiale di una malattia non trasmissibile”, ma che non costituisce né diversità né ostacolo alla crescita e al pieno inserimento della persona nella società».
Malgrado gli appelli e gli inviti a non creare posizioni discriminatorie nei confronti delle persone con diabete, il mondo del lavoro troppe volte resta prigioniero dei propri pregiudizi. Come nel caso di Massimo, un infermiere che, dopo aver superato l’esame di idoneità per servizio di elisoccorso, si è trovato davanti ad un muro di diffidenza; o Chiara, dichiarata non idonea alla selezione per il ruolo di capostazione senza alcuna motivazione plausibile. Entrambi si sono rivolti alla Fdg per vedere tutelati i propri diritti.